Senza dati non si può valutare il nuovo Pnrr Monitoraggio e trasparenza

Venerdì 24 novembre la commissione europea ha approvato la proposta di revisione del Pnrr italiano. Un traguardo annunciato con entusiasmo dal governo, ma che è ancora impossibile da valutare, per gli enti coinvolti e per chi monitora questa partita.

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Le ultime settimane sono state caratterizzate da passaggi significativi per le sorti del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Dapprima la commissione europea ha dato l’ok alla proposta di revisione del piano presentata dal governo Meloni. E successivamente ha dato il via libera preliminare anche all’erogazione della quarta rata di fondi all’Italia, pari a circa 16,5 miliardi di euro.

Si tratta certamente di due obiettivi importanti centrati dal nostro paese. Tuttavia, soprattutto il primo elemento necessita di ulteriori approfondimenti per poter essere valutato appieno. L’iter per l’entrata in vigore del nuovo piano infatti non è ancora concluso visto che manca ancora il via libera definitivo del consiglio europeo. In base alla documentazione attualmente disponibile tuttavia possiamo già osservare che la proposta approvata comporta una modifica strutturale del Pnrr, visto il gran numero di misure interessate.

123 le misure modificate o aggiunte nella nuova versione del Pnrr approvata dalla commissione europea.

Per capire quale sarà il reale impatto di questi interventi serviranno altre analisi e dunque più dati messi a disposizione dalle istituzioni coinvolte. Attualmente mancano ancora all’appello informazioni rilevanti, come un quadro aggiornato delle scadenze facilmente consultabile per tutti o l’importo puntuale dei nuovi investimenti. Per questo l’auspicio è che queste informazioni vengano rese disponibili all’indomani dell’approvazione del consiglio Ue.

Sullo sfondo poi rimane la questione delle 9 misure (delle quali molte prevedevano interventi a favore dei territori) che l’esecutivo ha scelto di definanziare. I dubbi sul fatto che i progetti associati a quegli investimenti arrivino a essere realizzati non sono ancora stati fugati.

Perché una revisione

La proposta di modifica del Pnrr presentata dal governo italiano rappresenta una revisione strutturale del piano che abbraccia una grandissima quantità di riforme e investimenti.

I governi nazionali possono modificare i propri piani di ripresa e resilienza solo a fronte di condizioni oggettive. Vai a “Quanto e come può essere modificato il Pnrr”

Le condizioni che hanno portato alla revisione delle misure sono principalmente 4: 

  • l’aumento dei costi dovuto all’alta inflazione;
  • problemi legati all’approvvigionamento dei materiali;
  • problemi inattesi di natura tecnica o legale;
  • l’individuazione di alternative migliori per raggiungere gli obiettivi previsti dalle misure originarie.

Le modifiche apportate su queste basi possono comportare principalmente il rinvio di alcune scadenze, modifiche nel format delle misure, revisione a ribasso delle ambizioni iniziali, in proporzione all’aumento dei costi o del budget allocato per alcune misure.

Come sono cambiate le risorse

Il piano italiano è cambiato innanzitutto in termini di risorse. Agli originali 191,5 miliardi di euro si sono aggiunti 2,9 miliardi di fondi messi a disposizione dall’Ue attraverso il RepowerEu.

194,4 miliardi € il nuovo importo totale destinato al Pnrr italiano.

Questa variazione non ha interessato allo stesso modo tutti gli ambiti di intervento. Il dato sul budget rivisto per le singole misure non è ancora disponibile, ma quello complessivo sulle missioni sì. Possiamo osservare dunque quali settori hanno subito dei tagli e a quali sono stati destinati nuovi finanziamenti.

FONTE: elaborazione openpolis su dati commissione europea e OpenPNRR
(pubblicati: venerdì 24 Novembre 2023)

Sono 4 le missioni che in seguito alle modifiche hanno un importo più basso. In particolare quella dedicata alla transizione ecologica, che risulta avere 3,9 miliardi in meno di prima. Possiamo pensare però che tale importo – almeno in gran parte – sia stato dirottato nel nuovo capitolo sul RepowerEu, che dovrebbe aver raccolto a sé le misure a tema energia, prima incluse nella M2.

-2,9 miliardi € le risorse tolte dalla missione del Pnrr dedicata a inclusione e coesione.

Escluso il caso particolare della transizione ecologica, sono gli investimenti rivolti a inclusione e coesione quelli che subiscono le maggiori perdite. Un dato significativo, considerando che si tratta della missione che si dedica primariamente al sociale. Dal potenziamento dei servizi di assistenza agli anziani e alle persone con disabilità, agli interventi nelle aree interne del paese. Tagli di minore entità hanno riguardato anche la missione su infrastrutture della mobilità sostenibile (-1,7 miliardi) e quella su istruzione e ricerca (-0,8).

Oltre al nuovo capitolo RepowerEu, parte di questi fondi “recuperati” dalle missioni 2-5 sembrerebbe dirottata su digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo. La missione 1 è infatti l’unica di quelle originarie a riportare un aumento di risorse, pari a 1 miliardo in più.

Quante misure sono cambiate e perché

Oltre ai finanziamenti, è fondamentale capire il contenuto delle modifiche apportate ai diversi investimenti e riforme. Questo a oggi non è possibile in modo omogeneo, ma intanto possiamo ricostruire il numero e i motivi degli interventi su quelle misure che sono state concretamente cambiate. Escludendo dunque gli investimenti completamente rimossi dall’agenda, le 25 misure oggetto di modifiche solo formali e testuali e quelle dedicate al RepowerEu, a cui dedicheremo un approfondimento a parte.

92 le misure del Pnrr aggiuntive o a cui sono state apportate modifiche sostanziali.

A livello di componenti (il livello di classificazione intermedio tra missioni e misure) quella in cui si registrano i cambiamenti maggiori è la M1C1 – Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa, con 13 misure modificate. Seguono con 10 interventi la M2C2 – Transizione energetica e mobilità sostenibile e la M4C1 – Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università.

Per quanto riguarda le motivazioni, in 42 casi le misure sono state modificate perché nel frattempo sono state individuate alternative migliori per la realizzazione degli interventi previsti. Tuttavia non viene spiegato cosa si intenda per “alternative migliori”, lasciando molti dubbi a riguardo. In altri 28 casi poi la modifica è stata dovuta all’aumento dei prezzi causato dall’inflazione.

Nel grafico sono rappresentate le misure del Pnrr che il governo italiano ha chiesto di modificare poiché giudicate non più realizzabili (parzialmente o completamente) per ostacoli oggettivi.

Negli altri motivi sono raggruppate 4 diverse fattispecie che riguardano singole misure:

  • aumento del contributo finanziario richiesto sulla base dell’articolo 18 del regolamento Ue 2021/241;
  • sviluppi imprevisti nei processi di consultazione o di appalto;
  • nuove circostanze impreviste;
  • mancanza di domanda.

Nel grafico non sono riportate le misure oggetto solo di modifiche formali (22 in totale).

FONTE: elaborazione openpolis su dati commissione europea
(ultimo aggiornamento: martedì 28 Novembre 2023)

Un quadro delle nuove misure

Oltre ai 16 investimenti e riforme del RepowerEu, vanno ad aggiungersi al Pnrr originario altre 7 misure. Purtroppo anche in questo caso le informazioni disponibili sono generiche e incomplete.

Gli importi delle nuove misure non sono disponibili in modo omogeneo.

Per quanto riguarda i 4 investimenti non è possibile conoscere nemmeno l’importo esatto. Il primo è denominato “Support to qualification and eProcurement” e mira a offrire supporto nella gestione delle procedure digitali per gli appalti. Il secondo investimento (Inter-regional connections) punta al miglioramento di alcune tratte ferroviarie. Nello specifico le linee Milano-Genova, Palermo-Catania, Battipaglia-Potenza e Orte-Falconara per un totale di 221 chilometri di intervento.

Un terzo investimento (Cold ironing) è dedicato alla realizzazione di una rete per la fornitura di elettricità in almeno 10 aree portuali. Con l’obiettivo ultimo di ridurre la dipendenza dal petrolio e diminuire l’impatto ambientale. Una misura simile è inclusa anche nel fondo complementare, con un importo di 700 milioni di euro.

L’ultimo investimento aggiuntivo (Supply chain and district contacts) mira a istituire un fondo per incentivare gli investimenti privati nel settore agroalimentare della pesca e dell’acquacoltura, forestale, della floricoltura e della vivaistica in Italia. L’obiettivo è rendere più efficiente la filiera e aprire nuove opportunità commerciali, riducendo le emissioni e gli sprechi.

Tale misura ne ha assorbite 2 (del valore complessivo di 6,7 miliardi) che ora non fanno più parte del piano e che avevano obiettivi piuttosto diversi: la promozione di impianti innovativi e gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni. C’è da dire però che una parte dei fondi della seconda misura è stata dirottata nella ricostruzione nelle zone alluvionate di Emilia Romagna, Toscana e Marche.

Sono 3 infine le nuove riforme previste. La prima mira a velocizzare l’attuazione delle politiche di coesione e la seconda a razionalizzare gli incentivi nazionali dedicati alle imprese. L’ultima infine punta a incentivare le cosiddette Net zero technologies che hanno l’obiettivo di produrre energia con il minimo impatto ambientale. 

Servono dati e chiarimenti

Grazie alle informazioni condivise dalla commissione europea siamo riusciti a ricostruire un quadro solo preliminare e assolutamente parziale delle revisioni approvate sul Pnrr. Non basta.

Il governo deve pubblicare i dati al più presto.

Per capire con precisione le modifiche e quali potranno essere le loro conseguenze, è necessario che le istituzioni condividano un dataset aggiornato. Con le misure, le scadenze, gli importi, i progetti, sia del nuovo capitolo sul RepowerEu che di tutto il piano. È fondamentale affinché sia possibile osservare e valutare i cambiamenti implementati e ricominciare a monitorare la realizzazione degli interventi. In primis per gli enti pubblici e privati direttamente coinvolti e poi per i giornalisti, la società civile e i cittadini.

Non solo, l’esecutivo deve ancora chiarire quale sarà il destino di tutti quei progetti selezionati finora nell’ambito del Pnrr e che, a seguito della revisione si troveranno privati di quelle risorse. Già alla fine di luglio, quando la proposta è stata inviata, diversi organi istituzionali autorevoli, da ultimo la banca d’Italia, avevano evidenziato la mancanza di informazioni dettagliate su questo punto. E il documento della commissione non aiuta a fugare i dubbi.

I soggetti attuatori di questi interventi devono cercare autonomamente nuovi finanziamenti? Il governo potrà destinare altri fondi a tale scopo? Ma soprattutto: i progetti che sono già in corso d’opera, come potranno proseguire senza la certezza di avere le risorse necessarie? Tale lacuna va colmata al più presto per capire quali sono gli orientamenti del governo ed evitare che i cantieri già partiti si fermino o che addirittura saltino definitivamente.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Unsplash Gavin Allanwood – licenza

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