Cos’è l’energia idroelettrica

Si tratta della principale fonte di energia rinnovabile, in Italia come nel resto del mondo. Genera energia dal movimento dell’acqua bloccandone il flusso tramite barriere e per questo può avere impatto ambientale.

Definizione

Gli impianti idroelettrici sfruttano l’energia generata dal movimento di masse d’acqua, solitamente grazie all’utilizzo di barriere, come per esempio le dighe. All’interno della centrale si trova poi una turbina idraulica che viene azionata dal flusso d’acqua stesso e che, roteando, funge da alternatore, trasformando l’energia cinetica in elettricità.

Come rileva il gestore servizi energetici (Gse), l’idroelettrico è la principale fonte di energia rinnovabile in Italia: nel 2021 ha infatti raggiunto il 39% della produzione complessiva. Lo stesso vale anche a livello globale: per produzione di elettricità, evidenzia l’agenzia internazionale dell’energia (Iea), l’idroelettrico da solo vale più di tutte le altre fonti rinnovabili insieme.

Con ogni probabilità rimarrà la principale fonte di energia rinnovabile almeno fino al 2030 e pertanto ne è riconosciuto il ruolo significativo all’interno della transizione energetica. Ciononostante l’Iea afferma che nel medio termine sarà superata da altre tecnologie come quella fotovoltaica e quella eolica, caratterizzate da tassi di crescita più elevati. Attualmente, tre quarti dell’elettricità prodotta con questa modalità provengono dalla Cina. Anche India, Europa e Stati Uniti sono produttori importanti.

Dati

Terna, la società operatrice delle reti di trasmissione dell’energia elettrica, fornisce dati sulla produzione di energia idroelettrica in Italia. All’ultimo aggiornamento, gli impianti nel nostro paese sono quasi 5mila e la maggior parte di trova nel nord del paese. Infatti l’idroelettrico ha capacità maggiori in territori caratterizzati da forti dislivelli, perché questi favoriscono il movimento dell’acqua. Dei 4.852 impianti presenti in Italia, quasi 4mila sono localizzati al nord. Mentre appena 572 si trovano al centro e 334 al sud.

81,3% degli impianti idroelettrici si trova nel nord (2023).

I dati si riferiscono al numero di impianti installati nelle regioni italiane alla fine del 2023 e alla potenza complessiva.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Terna
(pubblicati: mercoledì 24 Gennaio 2024)

Il Piemonte è primo per numero di impianti idroelettrici: 1.087, pari a oltre un quinto del totale. Seguono Trentino Alto Adige e Lombardia con rispettivamente 890 e 748 strutture. Mentre al primo posto per potenza installata si trova la Lombardia (più di 5mila megawatt), seguita da Trentino e Piemonte, con valori oltre i 3mila Mw.

Dal 2007 a oggi la produzione di energia idroelettrica in Italia ha subito delle oscillazioni ma nel complesso l’andamento non ha registrato un miglioramento evidente, a differenza di altre fonti come il fotovoltaico. In proporzione rispetto alle altre fonti il suo contributo è diminuito. Come mette in luce il Gse, il periodo compreso tra 2007 e 2021 è stato caratterizzato dall’installazione di impianti principalmente di piccole dimensioni.

Analisi

Secondo l’Iea, il sistema idroelettrico ha un potenziale immenso, ma complessivamente si tratta di una modalità di produzione energetica che sta subendo un progressivo rallentamento. Il settore riceve sempre meno investimenti e di conseguenza è caratterizzato da una crescita molto lenta. L’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sottolinea inoltre che i cambiamenti climatici, in particolare con il progressivo calo delle precipitazioni e lo scioglimento dei ghiacciai, ne stanno mettendo sempre più a rischio l’efficienza.

Un altro aspetto problematico del sistema idroelettrico è il suo potenziale effetto negativo sugli ecosistemi acquatici, dovuta all’interruzione della continuità del flusso.

Qualsiasi alterazione fisica dei corpi idrici incide sui normali processi idrologici e interrompe la continuità ecologica dei sistemi di acqua dolce, sia longitudinalmente sia lateralmente, ad esempio scollegando i fiumi dalle loro pianure alluvionali e zone umide circostanti, o creando un effetto di stagnazione intorno alla centrale.

La perturbazione dei processi idromorfologici causata dalla costruzione di barriere lungo il corso può alterare le condizioni dell’ecosistema incidendo sul suo funzionamento. Le dighe possono impedire anche la migrazione delle specie, determinando la frammentazione, l’isolamento e la definitiva scomparsa in particolare di alcune popolazioni acqua dolce. Le quali sono già, secondo il Living planet index, le specie più a rischio.

Inoltre le centrali possono perturbare le dinamiche di sedimentazione, causando un accumulo di sedimenti per via della ridotta capacità di trasporto. Altri potenziali effetti negativi sono le variazioni dello stato chimico e della temperatura dell’acqua, il ferimento o intrappolamento di animali e l’alterazione dei cicli di vita di alcune specie. Potenzialmente questo tipo di impianto può quindi causare una perdita di biodiversità,. Soprattutto nel caso delle centrali più piccole, che possono raggiungere ecosistemi remoti e quindi ancora più unici e vulnerabili.

La transizione energetica, come hanno sottolineato 150 ong europee, dovrebbe andare di pari passo con la tutela dell’ambiente e della biodiversità.

25mila km di fiumi da liberare dalle barriere entro il 2030, secondo la strategia europea per la biodiversità.

Alla luce di queste considerazioni, che permettono di vedere il potenziale dell’idroelettrico ma anche i suoi limiti da un punto di vista ambientale, è importante che la sua crescita sia supportata dall’ammodernamento degli impianti e dalla tutela degli ecosistemi più fragili, come per esempio le zone protette.

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