Il mare italiano necessita di maggiore protezione Ambiente

Il mare ospita ecosistemi ricchi di biodiversità, ma subisce gli effetti della presenza antropica e dei cambiamenti climatici. Per questo è importante tutelarlo.

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Il mare ospita ecosistemi particolarmente fragili e un’amplissima biodiversità. Per questo motivo subisce duramente gli effetti della presenza antropica. Dalla pesca sregolata all’inquinamento fino allo sfruttamento delle zone costiere: sono molti i modi in cui le attività umane interferiscono con l’ecosistema marino. A questo si aggiungono poi i fenomeni naturali e climatici, come la progressiva erosione del litorale. Per questo è importante proteggere questi luoghi.

La tutela delle coste

La crescente urbanizzazione nelle aree litoranee, il turismo balneare e la pesca, oltre agli interventi sulla costa per la costruzione di porti e opere di difesa sono tutti fattori che contribuiscono al degrado ambientale degli ecosistemi costieri. A questo si aggiunge la progressiva erosione di questi ambienti: un fenomeno naturale a cui però contribuiscono anche i cambiamenti climatici, con l’innalzamento del livello del mare, e aggravato ulteriormente dal consumo di suolo da parte degli esseri umani.

Per erosione costiera si intende il risultato di un processo, o di una serie di processi naturali o indotti, che modificano la morfologia dei litorali determinando una perdita di superficie del territorio emerso e sommerso, e quindi anche di volume di sedimento, in un dato intervallo di tempo rispetto al livello medio del mare.

Per queste ragioni è importante tutelare gli ecosistemi costieri, tra i più ricchi dal punto di vista della biodiversità. All’ultimo aggiornamento dell’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), relativo al 2019, in Italia risultavano protetti 1.291 km di litorale, su un totale di 8.179 km. Si tratta specificamente di opere di natura artificiale volte alla protezione delle coste dai fenomeni erosivi.

15,8% le coste italiane protette nel 2019, secondo Ispra.

L’indicatore fornisce la stima su base nazionale e regionale della costa protetta con opere di difesa: la misura, calcolata in chilometri ed espressa in percentuale, è ottenuta mediante elaborazioni spaziali del catalogo delle opere di difesa rigide realizzate lungo la costa italiana, dei settori di attenuazione del moto ondoso a costa e di interazione con la dinamica litoranea indotti dalle opere di difesa e dei tratti di costa beneficiari.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(consultati: martedì 13 Giugno 2023)

In cinque regioni la quota di costa protetta supera il 50%: Marche, Molise, Abruzzo, Veneto ed Emilia-Romagna. Mentre all’ultimo posto c’è la Sardegna con appena il 2,3%.

La salvaguardia delle aree marine

L’obiettivo 14 dell’agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile prevede di “conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. Purtroppo, come riporta Istat, al momento in Italia oltre il 90% degli stock ittici è in condizioni di sovrasfruttamento (un dato in aumento dal 2015). Tuttavia c’è stato un miglioramento per quanto riguarda la salvaguardia delle aree marine.

Le aree marine sono il principale strumento della politica dell’Ue per la conservazione della biodiversità. Insieme a molte aree terresti, queste sono protette all’interno del sistema europeo Natura 2000, la più grande rete di aree naturali salvaguardate al mondo.

Le aree naturali protette, marine e terrestri, hanno l’obiettivo di contribuire significativamente all’arresto della perdita di biodiversità, alla conservazione marina e alla sostenibilità dell’ambiente costiero e al largo della costa.

I dati si riferiscono all’area marina protetta, in termini assoluti (chilometri quadri), nell’ambito del progetto Natura 2000, ovvero la rete ecologica di zone speciali di conservazione istituita dall’Unione europea nel 1992 con la “direttiva habitat”.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Natura 2000, Eea e commissione europea
(pubblicati: lunedì 24 Aprile 2023)

Dal 2011 al 2018 l’area marina sotto protezione in Italia è rimasta sostanzialmente invariata. Nel 2019 e poi nel 2020 si è invece registrato un importante incremento: rispettivamente pari al 76% e all’80%.

Nel 2020 sono protetti nel nostro paese quasi 22mila kmq di area marina, ovvero il 3,7% del totale, una quota che nel 2020 si attestava al 2% e che negli anni precedenti superava di poco l’1%. L’incremento più marcato registrato nell’Unione.

+80,3% le aree marine protette dalla rete Natura 2000 in Italia tra 2019 e 2020.

Siamo tuttavia ben lontani dal 45% della Germania e dal 30,8% della Francia. Anche andando a vedere paesi più simili al nostro in termini di estensione dell’area marina vediamo che ancora c’è molta strada da fare. In Grecia la quota di area protetta è pari al 4,7% e a Malta è del 4,6%. Mediamente in Ue il dato è pari al 7,2%. In termini assoluti siamo sesti in Europa, dopo Francia (quasi 133mila kmq), Spagna (più di 84mila), Portogallo (circa 42mila), Germania (quasi 26mila) e Grecia (circa 23mila).

Foto: Massimo Virgiliolicenza

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