Mancano ancora all’appello oltre 400 decreti attuativi Governo e parlamento

Nonostante la situazione si stia via via normalizzando, c’è ancora molto da fare su questo fronte. Ad oggi infatti i decreti attuativi mancanti bloccano l’erogazione di risorse per oltre 9 miliardi di euro.

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Il tema dei decreti attuativi sta trovando poco spazio all’interno del dibattito pubblico. Questo può anche essere dovuto al fatto che negli ultimi anni la situazione su questo fronte è andata migliorando. Una dinamica iniziata con il governo Draghi e che si sta confermando anche con l’attuale esecutivo.

Eppure il tema meriterebbe comunque grande attenzione. Sono ancora più di 400 infatti le attuazioni che mancano all’appello. E molte di queste risalgono a legislature precedenti rispetto a quella attuale.

La mancanza di questi atti è particolarmente rilevante perché in alcuni casi può bloccare l’erogazione di risorse già stanziate. È tramite i decreti attuativi infatti che spesso vengono decisi i criteri per l’assegnazione e le modalità di erogazione delle risorse previste dalle leggi.

9,2 miliardi €  le risorse totali bloccate per la mancanza di decreti attuativi.

Molti di questi atti peraltro non sono stati pubblicati nonostante la legge avesse stabilito un termine preciso per tale adempimento. Per questo è importante mantenere alta l’attenzione su questo tema.

Lo stato dell’arte

Grazie ai dati messi a disposizione dall’ufficio per il programma di governo è possibile ricostruire un quadro di quali sono le norme che richiedono il maggior numero di attuazioni e di quali sono i soggetti più impegnati su questo fronte.

Alla data del 4 ottobre i decreti attuativi richiesti dalle norme varate da governo e parlamento nel corso della XVIII e della XIX legislatura erano 2.098. Di questi, 1.656 (il 79%) sono stati emanati o abrogati perché superati da normative successive e quindi non più necessari.

Considerando i governi in carica al momento dell’entrata in vigore delle diverse misure, il numero maggiore di attuazioni richieste fa riferimento all’esecutivo guidato da Mario Draghi (773 di cui 163 ancora da pubblicare). Seguono gli esecutivi Conte II (703 di cui 54 da pubblicare), Meloni (341 di cui 209 ancora da emanare) e Conte I (281 di cui 16 da pubblicare). Considerando però solamente le attuazioni che devono ancora essere pubblicate il governo Meloni sale al primo posto. Ma su quest’ultimo aspetto ovviamente incide il fatto che le norme dell’attuale esecutivo sono molto recenti.

61,3%  i decreti attuativi richiesti da norme del governo Meloni che devono ancora essere pubblicati.

A livello di singoli ministeri quello più coinvolto è il dicastero dell’economia con 309 decreti attuativi richiesti di cui 52 ancora da emanare. Seguono il ministero delle infrastrutture (222 attuazioni di cui 48 da emanare) e quello dell’interno (160 di cui 20 da emanare). Per quanto riguarda gli atti mancanti, in valore assoluto il ministero più in difficoltà è quello dell’ambiente (Mase) chiamato a pubblicare 65 attuazioni residue. Al secondo e al terzo posto invece ci sono i già citati Mef e Mit.

I decreti attuativi ancora da emanare risalenti alla XVII legislatura (2013-2018) sono stati rappresentati a parte poiché hanno una data di aggiornamento (30 giugno) meno recente rispetto agli altri. Nel frattempo qualcosa potrebbe essere cambiato. Nel secondo grafico non sono rappresentati i ministeri degli esteri, della disabilità e della famiglia poiché il loro tasso di decreti attuativi mancanti è pari a 0.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio per il programma di governo
(ultimo aggiornamento: mercoledì 4 Ottobre 2023)

Se però si considera il rapporto percentuale tra le attuazioni ancora da pubblicare e quelle richieste in totale per ogni ministero, il Mase scende al secondo posto (47,1% di attuazioni mancanti) superato dalla struttura che fa riferimento al ministro per l’Europa, la coesione territoriale e il Pnrr Raffaele Fitto (76,9%). Al terzo posto invece, molto distanziato, si trova il dipartimento dello sport (40,8%).

In questo quadro poi vanno aggiunti anche altri 40 decreti attuativi che, secondo una relazione aggiornata alla scorso 30 giugno, risalgono alla XVII legislatura. Di questi atti, 8 sono di responsabilità del ministero dell’economia e 5 di quello delle imprese e del made in Italy.

Risorse bloccate e scadenze non rispettate

Come anticipato nell’introduzione, i decreti attuativi svolgono un ruolo fondamentale nel processo che porta all’erogazione di fondi a favore di cittadini, imprese, associazioni ed enti pubblici. Ad esempio, a tali atti è demandato il compito di individuare le modalità di selezione dei soggetti beneficiari delle risorse e anche come queste dovranno essere erogate. Senza tali indicazioni l’ammontare di fondi messo a disposizione di fatto rimane solo sulla carta.

Sono in particolare 107 i decreti attuativi la cui emanazione sbloccherebbe l’erogazione di risorse già stanziate pari complessivamente a circa 9,2 miliardi. Tra questi, il più rilevante è un atto di responsabilità del ministero delle imprese e del made in Italy che dovrebbe individuare criteri e modalità di riparto del fondo per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative. Parliamo di una cifra pari a circa 1,4 miliardi di euro. Tale decreto avrebbe dovuto essere emanato entro aprile 2022.

Le norme attualmente in vigore prevedono che il bilancio di previsione dello stato abbia un arco di programmazione triennale che poi viene aggiornato ogni anno. Per questo motivo le informazioni legate all’impatto economico dei decreti attuativi sono impostate anch’esse su base massimo triennale. Non necessariamente però tutti gli importi stanziati hanno questa impostazione: possono anche prevedere finanziamenti annuali o biennali. Chiaramente poi l’arco temporale di riferimento varia in base all’anno di approvazione della norma. Per permettere un confronto omogeneo si è quindi scelto di sommare le cifre stanziate per le diverse annualità.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio per il programma di governo
(ultimo aggiornamento: mercoledì 4 Ottobre 2023)

Dal ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica invece è atteso un decreto attuativo contenente la definizione dei criteri per l’assegnazione del contributo per l’acquisto di gas in caso di un aumento eccessivo dei prezzi (la norma non ha previsto un termine ultimo per la pubblicazione del decreto nonostante la rilevanza del tema soprattutto nei primi mesi dell’anno). L’importo stanziato in totale è di 1 miliardo di euro.

4,5 miliardi € le risorse bloccate a causa di decreti attuativi che non sono stati pubblicati entro la data di scadenza fissata.

Entro il 31 marzo del 2022 infine la struttura che fa capo al ministro Raffaele Fitto (affari europei, sud, coesione, Pnrr) avrebbe dovuto emanare un atto contenente i criteri l’assegnazione di fondi volti al recupero del divario infrastrutturale tra nord e sud. In questo caso, le risorse in attesa di essere sbloccate sono pari a 700 milioni di euro.

Le norme più critiche

L’aspetto dell’assegnazione di fondi a cittadini, imprese e istituzioni è certamente uno dei più rilevanti quando si parla di decreti attuativi ma non è l’unico. Sono infatti molte di più le leggi che necessitano di queste ulteriori indicazioni per non rimanere lettera morta.

Sono ben 198 infatti gli atti aventi forza di legge (compresi anche decreti legge e decreti legislativi) entrati in vigore nelle ultime 2 legislature che hanno richiesto almeno un decreto attuativo per la loro effettiva implementazione. Tra quelle più “indietro”, logicamente, si trovano molte delle norme varate recentemente ma ce ne sono altre risalenti anche al 2021. Senza dimenticare le leggi risalenti alla XVII legislatura, di cui però purtroppo non sono disponibili i dettagli.

Considerando le norme a cui manca ancora il maggior numero di decreti attuativi, al primo posto troviamo l’ultima legge di bilancio (48). Seguono il decreto Pa, sport e giubileo (22), il decreto Pnrr ter (19) e la legge di bilancio per il 2022 (16).

Il decreto legge 124/2023 (Decreto sud) deve ancora essere convertito in legge. È possibile quindi che il numero di attuazioni richieste possa aumentare a seguito del passaggio in parlamento.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio per il programma di governo
(ultimo aggiornamento: mercoledì 4 Ottobre 2023)

Interessante notare appunto come manchino ancora all’appello 11 decreti attuativi legati al decreto legislativo 199/2021 che introduce misure volte alla promozione dell’utilizzo di energie rinnovabili. Inoltre non è ancora stata emanata nessuna delle 9 attuazioni richieste dal decreto legge 124/2023 (decreto sud) e dal decreto legislativo 120/2023 che va a modificare le norme contenute in vari decreti legislativi precedenti.

Alcune riflessioni

Come già anticipato, la situazione per quanto riguarda i decreti attuativi ultimamente ha perso quella componente di estrema criticità che aveva raggiunto invece nel periodo pandemico. Ciò è dovuto a diverse ragioni. In primo luogo, con l’arrivo a palazzo Chigi di Mario Draghi c’è stato un forte impegno volto soprattutto a “smaltire gli arretrati”. E a cercare di limitare il più possibile la necessità di ricorrere ad atti di secondo livello per le nuove norme. Tale dinamica pare confermarsi anche con il governo attualmente in carica.

Il Governo si è impegnato nel redigere norme dettagliate e tali da limitare il ricorso a provvedimenti di secondo livello, in modo da rendere efficaci in breve tempo le disposizioni introdotte e immediatamente disponibili le risorse finanziarie.

C’è da dire però che, per quanto riguarda il primo aspetto in particolare, lo smaltimento dell’arretrato non è coinciso esattamente con un aumento nella produzione di decreti attuativi, quanto piuttosto con lo stralcio di quelli ritenuti non più necessari.

È in corso lo stralcio dei decreti attuativi non più necessari.

È in corso infatti un processo di revisione di tutte le attuazioni richieste e si è puntato a eliminare tutte quelle divenute obsolete poiché superate da leggi pubblicate successivamente. Anche in questo caso tale processo sembra essere proseguito. Solo per fare un esempio, a giugno i decreti attuativi richiesti da norme del governo Draghi erano 780 (7 in più) mentre quelli relativi ai due governi guidati da Giuseppe Conte erano 988 (4 in più). Purtroppo però anche su questo aspetto non ci sono informazioni più specifiche.

C’è poi un altro elemento che vale la pena sottolineare. E cioè il fatto che non siamo certi che i dati messi a disposizione dall’Upg siano completamente esaustivi. In passato infatti abbiamo rilevato come alcuni decreti attuativi che sembravano essere necessari non fossero presenti nel dataset messo a disposizione. In questo modo però diventa molto difficile monitorare l’implementazione delle norme e capire chi sia effettivamente responsabile della mancata o cattiva applicazione dei provvedimenti. Su questo aspetto è evidente che, nonostante i miglioramenti, c’è ancora molto da fare.

È importante infatti che ci siano degli strumenti, sempre a disposizione di analisti, media e cittadinanza indipendentemente dalla discrezionalità del governo di volta in volta in carica, che consentano di valutare lo stato di implementazione delle leggi e l’operato dell’amministrazione pubblica. Ed è altrettanto importante che le informazioni fornite siano complete ed esaustive.

Quanto finora raggiunto è stato frutto anche del nostro costante lavoro di denuncia e monitoraggio su questo tema. Occorre mantenere alta l’attenzione affinché non ci siano passi indietro su questo fronte e, anzi, si vada verso un costante miglioramento.

Foto: governo licenza

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