La consulta rinnova i suoi vertici in assenza di un componente Mappe del potere

A circa un mese dalla fine del mandato di Silvana Sciarra la corte costituzionale ha scelto Augusto Barbera come suo nuovo presidente. Intanto, dopo due votazioni, il parlamento non è ancora riuscito a nominare il giudice mancante per completare il plenum.

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A circa un mese dalla conclusione del mandato di Silvana Sciarra, il plenum della consulta ha conferito l’incarico di presidente ad Augusto Antonio Barbera esprimendosi all’unanimità.

L’attesa è stata dovuta alla speranza di svolgere la nuova votazione con il plenum al completo. Infatti oltre a Silvana Sciarra, il mese scorso hanno concluso il proprio mandato altri due giudici (i vicepresidenti Daria De Pretis e Nicolò Zanon).

Tuttavia mentre il presidente della repubblica ha nominato 2 nuovi giudici contestualmente alla fine del mandato dei precedenti, lo stesso non è riuscito a fare il parlamento. Ad oggi dunque un posto nella consulta resta vacante.

La consulta è composta da 5 giudici nominati dal presidente della repubblica, 5 eletti dal parlamento e 5 dalle alte magistrature. Vai a “Cos’è la corte costituzionale e di cosa si occupa”

Il nuovo presidente Barbera

Al temine dell’incarico di un presidente della corte è frequente che il plenum scelga come sostituto uno dei suoi vicepresidenti. In questa occasione però il mandato di queste figure è cessato contemporaneamente.

Negli ultimi decenni però si è instaurata un’altra prassi all’interno della corte, secondo la quale i giudici individuano il presidente tra coloro che sono più prossimi al termine del mandato. Proprio per questo a partire dagli anni ’90 la durata dell’incarico dei presidenti si è ridotta notevolmente.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Dicembre 2023)

In questi termini i componenti più prossimi alla conclusione del mandato erano Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti, tutti eletti giudici costituzionali nel 2015 dal parlamento.

La scelta infine è ricaduta su Augusto Antonio Barbera, professore di diritto costituzionale che nel corso della propria carriera ha ricoperto numerosi incarichi accademici, scientifici ma anche politici.

Tra il 1974 e il 1994 infatti è stato deputato nelle liste prima del partito comunista italiano (Pci) e poi del partito democratico della sinistra (Pds), ricoprendo anche l’incarico di ministro per i rapporti con il parlamento nel governo Ciampi.

La prima decisione del nuovo presidente è stata la nomina di 3 vicepresidenti, ovvero i già citati Modugno e Prosperetti oltre che Giovanni Amoroso. Visto che i primi due cesseranno il loro mandato di giudici alla fine del 2024 contestualmente a Barbara, è quindi probabile che il prossimo incarico di presidente sarà affidato proprio ad Amoroso.

Nuovi giudici ed equilibrio di genere

Come accennato, lo scorso mese il presidente della repubblica ha nominato due nuovi giudici costituzionali: Antonella Maria Sciarrone Alibrandi e Giovanni Pitruzzella. Come spesso è accaduto negli ultimi anni la scelta del Quirinale ha riguardato anche una donna. Una sensibilità che che ha avuto un forte impatto sull’equilibrio di genere nella corte. Delle 15 giudici che hanno fatto parte della corte fino ad oggi infatti, ben 11 sono state nominate dal presidente della repubblica.

Attualmente quindi le donne giudici della corte sono 3, un numero certamente basso ma non poi così tanto se si considera che il massimo storico è di 4 e che per moltissimi anni la consulta è stata composta esclusivamente da uomini.

3 su 14 le donne all’interno del plenum della corte costituzionale.

Certo è vero che fino a pochi giorni fa non solo le giudici costituzionali erano 4 ma tra queste una ricopriva il ruolo di presidente e l’altra di vicepresidente. Oggi invece l’ufficio di presidenza è tutto al maschile.

Le difficoltà del parlamento nella nomina di un nuovo giudice

Malgrado le nomine del Quirinale, al plenum della corte manca ancora un giudice, che deve esse indicato dal parlamento. Il mese scorso infatti le camere si sono riunite in seduta comune per due volte, senza però riuscire ad eleggere il nuovo giudice.

A ben vedere non si tratta di un fatto insolito. Per eleggere un giudice costituzionale infatti è richiesta una maggioranza dei 2/3 dei componenti del parlamento (404 voti), per i primi 3 scrutini. Una soglia molto alta quindi, che l’attuale maggioranza non può raggiungere senza un ampio accordo con l’opposizione.

Accordo che tuttavia non si presenta come semplice. Infatti se il parlamento avesse dovuto eleggere più di un giudice, sarebbe stato più agevole trovare soluzioni tali da soddisfare le diverse sensibilità politiche e culturali.

Inoltre la questione potrebbe non essere risolta con facilità neanche dal quarto scrutinio. Infatti a quel punto la soglia si abbasserebbe a 3/5 dei componenti, che corrispondono a 363 voti, ovvero 9 in più di quanti ne disponga la maggioranza.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 14 Dicembre 2023)

I voti mancanti quindi non sono molti, e non è escluso che la maggioranza riesca a convincere almeno alcuni esponenti di opposizione ad appoggiare il proprio candidato, ma la questione è tutt’altro che scontata.

Se lo stallo dovesse prolungarsi peraltro, tra un anno ci troveremmo in una situazione a dir poco delicata. Infatti, come abbiamo visto, a dicembre 2024 andranno in scadenza i mandati di altri 3 giudici (il presidente Barbera e i vicepresidenti Modugno e Prosperetti), tutti eletti dal parlamento.

Dover eleggere 4 giudici renderebbe certamente più semplice il compito del parlamento ma nel frattempo lascerebbe la corte con appena 11 componenti su 15. Ovvero il numero minimo per il suo funzionamento.

Una condizione di estrema fragilità per un organo costituzionale di primaria importanza, che dovrebbe essere evitata anche se fosse solo per pochi giorni. A maggior ragione in una fase di riforme costituzionali che, come ha ricordato lo stesso Barbera nel corso della conferenza stampa di presentazione, possono esse stesse essere oggetto, in casi particolari, del sindacato della consulta.

Foto: corte costituzionale

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