Cosa sappiamo degli investimenti Pnrr per le connessioni veloci #OpenPNRR

Ampliare la platea di persone raggiunte dalla rete ultraveloce era uno degli obiettivi del Pnrr italiano. Con la revisione del piano gli investimenti in questo settore sono diminuiti. Vediamo cos’è cambiato e a che punto sono gli interventi previsti.

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Poter disporre di una connessione internet veloce rappresenta oggi un elemento molto importante per la vita di ognuno di noi. Ci siamo ormai abituati infatti allo smart working, a effettuare pagamenti o altre operazioni da remoto ma anche a svagarci grazie alla rete. Un’infrastruttura che permette di conciliare meglio i ritmi lavorativi o formativi con la vita privata. Sono ancora numerose però le aree del paese che non hanno accesso – o ce l’hanno in misura limitata – a una connessione che consenta una velocità di navigazione funzionale. Anche per questo motivo il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede specifici interventi per colmare questa lacuna.

Si tratta dell’investimento sulle reti ultraveloci. L’obiettivo è garantire connessioni a una velocità di download di almeno 1 gigabit al secondo (Gbps), su tutto il territorio nazionale entro il 2026. Con la revisione del Pnrr approvata recentemente, questi interventi sono stati confermati anche se le risorse messe a disposizione sono diminuite.

-1,4 mld €  i fondi del Pnrr destinati alle reti ultraveloci.

Non è semplice riuscire a ricostruire un quadro circostanziato del Pnrr aggiornato a causa della carenza di informazioni pubblicate dalle istituzioni. Tuttavia, dall’analisi della documentazione disponibile, tale taglio non sarebbe da attribuire a una volontà politica di reindirizzare le risorse verso altri settori quanto piuttosto a motivazioni di natura tecnica e a una più puntuale mappatura delle effettive esigenze dei diversi territori. Al momento però non è sempre chiaro come saranno reinvestiti questi risparmi.

Lo stato delle connessioni in Italia

Prima di analizzare nel dettaglio la misura del Pnrr e capire com’è cambiata, è interessante vedere quale sia lo stato dell’arte per quanto riguarda la disponibilità delle connessioni ultraveloci nel nostro paese. Possiamo farlo grazie ai dati messi a disposizione dall’autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Questo ente infatti tiene traccia della percentuale di famiglie potenzialmente raggiunte dalla tecnologia fiber to the home (Ftth) che consente di navigare a una velocità pari o superiore a 1 Gbps. Proprio l’obiettivo dell’investimento del Pnrr.

Con riferimento ai territori provinciali, si nota un significativo miglioramento della situazione tra il 2021 (anno di avvio del Pnrr) e il 2023. Secondo i dati disponibili infatti il numero di province italiane in cui la percentuale di famiglie potenzialmente raggiunte risulta inferiore al 25% si è ridotto, passando da 28 ad appena 4. Anche la fascia più alta (75%-100% di famiglie raggiunte) ha visto un incremento. Nel 2021 infatti solo 4 territori rientravano in questa categoria mentre adesso sono 10. Si tratta di Cagliari, Campobasso, Mantova, Milano, Napoli, Palermo, Prato, Roma, Trento e Trieste.

L’incremento più consistente in termini di punti percentuali è stato fatto dalle due province molisane di Campobasso (+45 punti percentuali rispetto al 2021) e Isernia (+42). Incrementi significativi nel periodo considerato anche per molte altre province tra cui Fermo (+37), Biella (+36) e Ascoli Piceno (+34).

Il fatto che una famiglia sia raggiunta dalla tecnologia non comporta che questa decida di attivare un abbonamento per l’accesso alla rete. Per il 2023 il dato per la provincia autonoma di Bolzano non è disponibile

FONTE: elaborazione openpolis su dati Agcom
(consultati: martedì 20 Febbraio 2024)

Da notare che, sebbene la situazione sia in generale miglioramento, alcune zone difficili rimangono. In particolare in Calabria e Sardegna: Cosenza, Nuoro, Oristano e Sud Sardegna. Da notare poi che permangono alcune aree del paese con percentuali di copertura non particolarmente elevate, comprese tra il 25% e il 50%, anche nel centro-nord della penisola. Tra queste, da segnalare le province di Savona (30%), Verbano-Cusio-Ossola (32%) e Imperia (34%).

Occorre precisare che questo generale miglioramento nel livello di copertura non è necessariamente frutto degli investimenti del Pnrr. A questi risultati infatti potrebbero aver contribuito anche alcuni interventi già programmati, sostenuti sia da enti pubblici che privati oltre che dai singoli cittadini con risorse proprie. Certo, i fondi del Pnrr potrebbero essere di grande aiuto per quei territori che, come abbiamo appena visto, tuttora si trovano in una situazione di relativa difficoltà.

L’investimento del Pnrr per le reti ultraveloci

Sono molti gli investimenti previsti dal Pnrr in tema di digitalizzazione. Nel piano originario ne avevamo individuati almeno 45, tra misure e sottomisure. Quella di nostro interesse – dedicata all’estensione della rete per le connessioni ultraveloci – può essere suddivisa in 5 sotto-investimenti.

Il Pnrr punta a coprire con la rete ultraveloce tutto il territorio nazionale.

Il primo è denominato Italia a 1 giga e punta a garantire la connettività a una velocità pari ad almeno 1 Gbps in download nelle aree che ne sono del tutto prive entro il 2026. Il secondo intervento invece è intitolato Italia 5g e vuole incentivare la diffusione di reti mobili di ultima generazione. Questo con particolare attenzione alle aree dette “a fallimento di mercato”. Cioè zone del paese poco appetibili per gli operatori privati del settore.

Vi sono poi altri 3 interventi. Scuole connesse punta a fornire l’accesso internet a tutti gli edifici scolastici, con velocità di almeno 1 Gbps. Sanità connessa invece mira a garantire una velocità di almeno 1 e fino a 10 Gbps per le strutture sanitarie. Isole minori infine ambisce a collegare con fibra ottica 18 isole che oggi ne sono sprovviste.

Come cambiano gli investimenti con la revisione del Pnrr

Come abbiamo spiegato ampiamente in questo articolo, allo stato attuale è praticamente impossibile fare delle analisi circostanziate per capire com’è cambiato il Pnrr nel complesso a seguito della sua revisione. Qualche elemento è possibile isolarlo su singole misure analizzando la documentazione disponibile. Per l’investimento in esame ci siamo basati su un documento riassuntivo pubblicato dalla commissione europea, su una relazione della corte dei conti, sugli elaborati del centro studi del parlamento e sulla terza relazione del governo sullo stato di attuazione di Pnrr, in attesa di poter leggere la quarta che dovrebbe essere pubblicata a breve.

Sulla base delle informazioni contenute in questi documenti, possiamo osservare che la revisione del Pnrr ha portato a un taglio di circa 1,4 miliardi di euro all’estensione delle connessioni ultraveloci. L’impostazione iniziale infatti prevedeva risorse totali per 6,7 miliardi di euro, ridotte adesso a 5,29.

FONTE: elaborazione openpolis su dati openpnrr e commissione europea
(ultimo aggiornamento: venerdì 8 Dicembre 2023)

La riduzione più ampia, di oltre 900 milioni, riguarda il piano Italia a 5g che passa da 2,02 miliardi a 1,11. La sottomisura Italia a 1 giga, la più consistente, passa invece da 3,86 a 3,52 miliardi (-340 milioni). Infine si registra un taglio anche per quanto riguarda gli interventi di connessione delle strutture sanitarie che passano da un ammontare complessivo di mezzo miliardo a 340 milioni di euro. Invariati invece gli importi per scuole (260 milioni) e isole (60 milioni).

Come cambiano i target della misura

La riduzione dell’investimento non è l’unica modifica che emerge dall’analisi dei documenti. Anche le scadenze legate alla realizzazione di questa misura sono state riviste. Non tanto nel numero, rimasto invariato, quanto negli obiettivi che si punta a raggiungere. In totale le scadenze sono 6, di cui solo una già conclusa allo stato attuale. Si tratta dell’aggiudicazione di tutti gli appalti, obiettivo conseguito come da programma nel corso del primo semestre del 2022.

Proseguendo in ordine cronologico, incontriamo l’unica scadenza che è stata posticipata. Entro la fine dello scorso anno infatti almeno 18 territori insulari avrebbero dovuto essere raggiunti dalla fibra ottica. Tale traguardo però non è stato raggiunto a causa delle condizioni meteorologiche avverse e della difficoltà nel reperire risorse strumentali. Per questo il governo aveva proposto il rinvio della scadenza alla fine del primo semestre del 2025. In realtà la versione definitiva del nuovo piano pone tale adempimento alla fine del 2024.

Il numero di scadenze per le reti ultraveloci è rimasto invariato ma sono stati rivisti gli obiettivi da raggiungere.

Le restanti 4 scadenze sono tutte fissate al secondo trimestre del 2026. Un primo obiettivo da realizzare è quello di portare la connettività ad almeno 1 Gbps a un minimo di 3,4 milioni di numeri civici. Il target originario faceva riferimento a 8,5 milioni di unità immobiliari. Questo cambiamento è dovuto al fatto che i numeri civici sono più facilmente monitorabili. Infatti, a seguito delle verifiche sul campo della reale consistenza dei civici collegabili a corrispondenti unità immobiliari, ci si è resi conto che molti civici che avrebbero dovuto essere raggiunti dall’intervento erano inesistenti, privi di unità immobiliari, o già connessi con prestazioni pari ad almeno 1 Gbps.

In base alla documentazione disponibile, tale cambiamento di unità di misura non dovrebbe modificare la sostanza dell’obiettivo. Se è questo il caso, però, non vengono fornite indicazioni sulle motivazioni che hanno portato a una riduzione delle risorse assegnate. O comunque su come saranno reinvestite.

Un altro obiettivo fissato per la prima parte del 2026 prevede di portare la connettività ad almeno 1 Gbps a 9mila scuole e 8.700 strutture sanitarie. In questo caso il target per gli istituti scolastici è rimasto invariato mentre è diminuito il numero di strutture sanitarie coinvolte (erano 12.279 in origine).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Italia domani.
(ultimo aggiornamento: venerdì 19 Gennaio 2024)

L’ultimo cambiamento di rilievo riguarda la capacità di portare la copertura 5G ad almeno 1 Gbps a un minimo di altri 15mila chilometri quadrati di aree a fallimento di mercato. Durante la mappatura di queste zone però è emerso che la popolazione residente si concentra in alcuni punti specifici. Spesso estremamente piccoli e situati in prossimità di aree già servite. Per questo è stato necessario ridefinire il perimetro dell’intervento. Secondo i documenti disponibili, la nuova impostazione dovrebbe mantenere l’obiettivo di copertura pari a 15mila chilometri quadrati. Ma non più solo in aree a fallimento di mercato. In questo caso viene specificato che gli eventuali risparmi derivanti dal nuovo perimetro dell’intervento saranno destinati a fornire servizi innovativi agli utenti delle aree popolate.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Unsplash Austin DistelLicenza

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