Incendi, la criminalità ostacola la lotta ai cambiamenti climatici Ambiente

In Italia è il dolo la principale causa degli incendi. Spesso avvengono per opera della criminalità organizzata, che agisce per trarre profitto. Un fenomeno che incide negativamente sui cambiamenti climatici.

|

Gli incendi sono fenomeni naturali: se molto rari, contribuiscono a rigenerare le foreste e a limitare la diffusione di parassiti, ma anche a ridurre l’accumulo di combustibile, come evidenzia la European environmental agency (Eea). Tuttavia quando sono grandi e frequenti, essi risultano particolarmente dannosi per l’ambiente, la biodiversità e la salute di chi abita nelle vicinanze.

Sono tanti i fattori che determinano l’insorgere di incendi, anche se negli ultimi decenni è diventato sempre più evidente il ruolo cruciale dei cambiamenti climatici, che innalzano le temperature e indeboliscono gli ecosistemi, rendendoli maggiormente vulnerabili. Nella maggior parte dei casi tuttavia è l’intervento umano, in ultima istanza, a determinarne l’insorgere. Non soltanto, la causa è spesso di natura volontaria e mirata. Gli incendi per ampliare le aree coltivabili, per favorire la speculazione edilizia, i roghi presso le discariche – come quello avvenuto pochi giorni fa nel comune di Ciampino, alle porte di Roma – sono tutti esempi di reato compiuto al fine di trarre un profitto.

L’Italia, paese mediterraneo e quindi naturalmente esposto a temperature elevate e siccità e conseguentemente anche agli incendi, aggravati poi ulteriormente dai cambiamenti climatici, è anche un paese che, soprattutto in alcune regioni, riporta una forte presenza di criminalità organizzata, spesso infiltrata nel settore edilizio e della gestione dei rifiuti. Un fattore che esacerba il problema degli incendi e rende ancora più difficile la lotta ai cambiamenti climatici.

Gli incendi dolosi in Italia

La protezione civile individua 3 possibili cause di incendio: naturali, colpose e dolose, più una categoria residuale che comprende tutti gli episodi rimasti inspiegati. Le cause naturali (estremamente rare) non sono legate ad alcun intervento umano e sono determinate da fenomeni come i fulmini e le eruzioni vulcaniche.

Sono invece gli incendi colposi e dolosi che vedono una partecipazione attiva dell’essere umano. Nel primo caso di matrice involontaria, dovuti a comportamenti irresponsabili e imprudenti (tra i più frequenti, i mozziconi di sigaretta abbandonati in prossimità di sterpaglie e i roghi agricoli degenerati). Nel secondo di matrice volontaria, con l’intento di arrecare danno.

Molti incendi dolosi hanno come motivazione la ricerca di profitto.

Oltre al dolo dovuto a cause dubbie (che non si sono potute ricostruire), la protezione civile evidenzia due possibili cause di episodi di natura dolosa. Ovvero le manifestazioni di protesta, i risentimenti e l’insensibilità verso il bosco da una parte e la ricerca di profitto dall’altra. Rientrano in quest’ultima categoria gli incendi scatenati per ampliare il terreno coltivabile, per la speculazione edilizia e per il bracconaggio (caccia illecita). In altri casi, a scatenare gli incendi sono proprio le persone incaricate di spegnerli, per generare lavoro da svolgere.

Il fattore doloso rappresenta la causa preponderante in Italia. In un’analisi dettagliata relativa ai reati contro ambiente e paesaggio nel periodo 2006-2016, Istat ha rilevato inoltre che negli anni è aumentata la quota di incendi di natura dolosa rispetto a quelli di natura colposa. Per quanto riguarda specificamente le persone contro cui viene avviata un’azione penale per violazione in materia di incendio boschivo, ammontavano al 60,4% nel 2006, una quota che ha raggiunto il 72,2% nel 2015.

Gli incendi dolosi e la normativa italiana

Ogni anno nel nostro paese si verificano molti reati di questo tipo. Dai dati disponibili è difficile ricostruire la realtà degli incendi dolosi e il loro legame con la criminalità. Un modo è analizzare i dati raccolti da Istat, relativamente alle denunce. Quando si parla di denunce tuttavia è importante tenere presente che queste non restituiscono un’immagine completa del fenomeno. Infatti un loro aumento può anche derivare da un miglioramento del sistema di denuncia.

514 persone denunciate per incendio boschivo nel 2021.

I dati si riferiscono al numero di segnalazioni relative alle persone denunciate dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, per il reato di incendio boschivo (sono esclusi quindi gli altri tipi di incendio). I valori derivano dall’attività operativa delle forze di polizia e non seguono il successivo percorso giudiziario dei fatti segnalati.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(consultati: lunedì 31 Luglio 2023)

Nel corso dell’ultimo decennio ci sono stati due picchi, negli anni 2012 e 2017 (quando si sono registrate 660 e 632 denunce, rispettivamente). Il punto più basso invece è stato toccato nel 2014 (175). Dal 2018, un altro anno in cui il dato è stato piuttosto basso (298), la cifra è in aumento e nel 2021 ha superato le 500 denunce. Se si considerano tutte le tipologie di incendio e non soltanto quelle che hanno colpito zone boscate, cespugliate o arborate (secondo la definizione della legge 353/2000), il totale del 2021 arriva a 1.597 denunce.

L’incendio, sia doloso che colposo, costituisce un reato ed è punito, secondo l’articolo 423 del codice penale, con un periodo di reclusione che va dai 3 ai 7 anni. Come riporta l’articolo 423 bis, la pena sale a 4-10 anni in caso di incendio boschivo e scende a 1-5 se l’episodio è di natura colposa (art.423 bis). Le pene aumentano se dall’incendio deriva pericolo o danno. Diminuiscono, invece, se il reo si adopera per evitare conseguenze ulteriori, mette in sicurezza l’area o aiuta le autorità di polizia e giudiziaria a ricostruire il fatto. La legge 353/2000 ha introdotto il reato specifico di incendio boschivo, che prima invece era solo una circostanza aggravante dell’incendio.

Eco-reati e criminalità organizzata

Oltre ai dati relativi alle denunce, le forze dell’ordine raccolgono informazioni sui reati registrati. Quelli più recenti sono stati elaborati da Legambiente, nel suo rapporto annuale relativo agli eco-reati: l’organizzazione rileva, nel 2022, oltre 5mila reati di questo tipo.

5.207 i reati accertati nel ciclo degli incendi nel 2022, secondo Legambiente.

Prima tra le regioni la Calabria, con 611 reati (11,6% del totale nazionale). Seguono Sicilia (544, 10,6%), Lazio (479), Toscana (441) e Lombardia (415). A livello provinciale i dati più elevati si registrano a Cosenza (372) e a Salerno (221). Rispetto al 2021, che è stato un anno particolarmente problematico, si è registrato un miglioramento: meno incendi, più denunce, più arresti e più sequestri. Che non bastano tuttavia a prevedere un miglioramento di medio o lungo termine.

Molto spesso gli incendi dolosi sono attribuibili a organizzazioni criminali. In particolare, secondo quanto ricostruito dalla banca d’Italia, i danneggiamenti seguiti da incendi rientrano tra i “reati spia” che indicano una presenza mafiosa sul territorio. Specificamente suggeriscono una forma di controllo sul territorio, più che il semplice svolgimento di attività illecite. Con “danneggiamento seguito da incendio” si intende l’atto di appiccare fuoco alla cosa propria altrui con il solo scopo di danneggiarla, generando un incendio o un rischio di causarne uno.

I reati spia non sono necessariamente riconducibili alle mafie, ma sicuramente sono spesso correlati alle loro attività e dunque utili per la ricostruzione del fenomeno degli incendi e dei singoli eventi.

1.394 le persone denunciate per danneggiamento seguito da incendio nel 2021.

Un dato inferiore a quello del 2020 (1.564), ma superiore a quello del 2019 (1.197).

I dati si riferiscono al numero di segnalazioni relative alle persone denunciate dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, per il reato di danneggiamento seguito da incendio. I valori derivano dall’attività operativa delle forze di polizia e non seguono il successivo percorso giudiziario dei fatti segnalati.

Il danneggiamento seguito da incendio è considerato dalla banca d’Italia uno dei “reati spia” utili a rilevare la presenza mafiosa nei vari territori del paese.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(consultati: martedì 1 Agosto 2023)

Il numero più elevato di denunce per danneggiamento seguito da incendio si rileva in Sicilia (244), in Lombardia (195) e in Puglia (134). Tuttavia se messo in rapporto con il numero di residenti, l’incidenza maggiore è in Calabria, con 5,27 denunce ogni 100mila abitanti. Seguono la Sicilia (5,05), la Sardegna (4,65) e la Puglia (3,41). A risultare maggiormente colpite sono quindi le regioni meridionali, dove tradizionalmente si rileva anche una maggiore presenza di criminalità organizzata di stampo mafioso.

Questo articolo è stato prodotto in collaborazione con lo European Data Journalism Network nell’ambito del progetto FIRE-RES cofinanziato dall’Unione europea.

Foto: Issy Baileylicenza

PROSSIMO POST