Le differenze di Pil tra le regioni degli stati europei Europa

Analizzare il Pil a livello regionale permette di evidenziare le differenze interne ai singoli paesi. In Ue sono soprattutto le zone nord-occidentali e quelle delle capitali a registrare valori elevati, ma l’Europa orientale sta osservando una forte crescita.

|

Il prodotto interno lordo (Pil) è una delle misure che si possono utilizzare per valutare lo stato in cui si trova un’economia in un dato momento e la sua crescita nel tempo.

Per quanto sia una misura limitata, che da sola non è in grado di descrivere economia, condizioni di vita e disuguaglianze nella popolazione, può essere comunque uno strumento utile per comparare diversi stati tra loro.

In Europa da questo punto di vista esiste un divario molto ampio tra l’area nord-occidentale del continente, che registra i valori più elevati, e quella sud-orientale che invece riporta le cifre più basse. Divario che si acuisce ulteriormente se analizziamo i dati a livello delle singole regioni interne agli stati. Infatti, la produzione di Pil varia molto da zona a zona e osservare queste differenze è un modo per rilevare le disparità all’interno dei singoli paesi.

Il Pil nei paesi dell’Ue

Insieme a indicatori come la disoccupazione e l’inflazione, il Pil è una delle misure più importanti per valutare le condizioni in cui si trova un’economia e il suo sviluppo nel tempo, anche se di per sé non sufficiente.

Il prodotto interno lordo (Pil) misura il livello di produzione aggregata dell’economia. Si considerano quindi tutti i beni e i servizi finali prodotti da uno stato in un determinato periodo di tempo. Vai a “Cos’è il Pil”

Tra i paesi dell’Unione europea si possono notare differenze molto ampie. Calcolando il Pil in pps (un’unità di misura che rende comparabili diverse valute) pro capite, vediamo che in Lussemburgo, uno dei paesi più ricchi del continente, il Pil è oltre 4 volte quello della Bulgaria, uno dei più poveri. Nel complesso si può notare un forte divario tra i paesi dell’Europa nord-occidentale (soprattutto Lussemburgo, Irlanda, Danimarca e Paesi Bassi) e quelli dell’Europa sud-orientale.

Tuttavia sono soprattutto questi ultimi ad aver registrato la crescita economica più marcata. La Bulgaria, ultima come abbiamo accennato per Pil pro capite, ha riportato l’aumento più evidente tra 2021 e 2022 (+20,7%). Anche altri paesi dell’est tra cui Lituania, Romania, Lettonia e Croazia hanno registrato incrementi simili.

L’Irlanda ha registrato un aumento molto forte, ma è un dato difficile da interpretare.

Caso anomalo quello dell’Irlanda, seconda in Ue per Pil pro capite (83.300 pps), che ha visto un aumento esponenziale dal 2013 al 2022. Nel corso del decennio, il suo prodotto interno lordo è aumentato del 182%, passando da 179 a oltre 506 miliardi di euro. Si tratta infatti di uno stato che è stato descritto da molti, tra cui anche lEu tax observatory, come un paradiso fiscale, dove le multinazionali sono fortemente detassate, e che pertanto attrae molti capitali e profitti. Al punto che questi valori sono stati considerati “fuorvianti“, incapaci di descrivere la ricchezza effettiva del paese e le condizioni dei suoi cittadini.

Per quanto riguarda l’Italia, essa è invece terzultima in Ue per incremento nel breve termine (rispetto al 2021) e penultima se consideriamo la variazione nel decennio, che supera appena il 20%. Segue soltanto la Grecia con il 14,9%.

+20,7% il Pil italiano tra 2013 e 2022, il penultimo in Ue per incremento.

A livello regionale aumentano le differenze di Pil

Tuttavia anche i singoli paesi sono molto frammentati al proprio interno, con aree di maggiore e minore sviluppo economico. Pertanto è interessante analizzare i dati a livello regionale. Ne emerge un panorama molto variegato, che mostra forti disparità interne, oltre a quelle già evidenti tra i vari paesi. Utilizziamo in questo caso i dati del 2021, considerando che quelli del 2022 sono ancora provvisori e in alcuni casi stimati.

I dati si riferiscono al Pil pro capite prodotto dalle varie regioni europee (livello Nuts 2), misurato in purchasing power standards (pps), ovvero un indice dei prezzi che permette di confrontare paesi con valute diverse. Si fa riferimento ai dati 2021 perché quelli relativi al 2022 sono ancora provvisori.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: martedì 20 Febbraio 2024)

Le zone con Pil pro capite più elevato si trovano, come è prevedibile, nell’Europa nord-occidentale, in particolare in Irlanda e in Lussemburgo. Tuttavia in un caso si tratta di un dato fuorviante e nell’altro di un piccolo paese, praticamente una città stato difficilmente paragonabile con altre situazioni e peraltro anch’essa come l’Irlanda caratterizzata da forti agevolazioni fiscali.

Valori elevati si registrano anche nelle aree delle capitali in tutto il continente e in altre grandi città. Notevole il caso di Praga (con 68mila pps), Bruxelles (65.600) e Amburgo in Germania (63.800). In alcuni casi la capitale spicca in modo molto evidente rispetto al resto del paese: è il caso di Bucarest in Romania, di Varsavia in Polonia, ma anche di Parigi in Francia. Altri dati elevati sono quelli della regione di Hovestaden, in Danimarca (59.400 pps pro capite), dell’alta Baviera (56.900) e della regione dell’Ile de France (56.100).

I valori più bassi si registrano invece nelle regioni più meridionali, soprattutto in Grecia e sud della Spagna e dell’Italia. Ma anche in alcune zone della Polonia, della Romania, della Bulgaria e della Croazia. Soprattutto queste ultime due (Bulgaria e Croazia) riportano però gli incrementi maggiori.

In Italia si può notare una disparità notevole tra le regioni del centro-nord (soprattutto Trentino Alto Adige e Lombardia) e quelle del sud.

Il Pil nelle province italiane

Se entriamo nel dettaglio dei dati a livello provinciale, diventano ancora più chiare le differenze, basate soprattutto sulla presenza di grandi città e di contesti fortemente industrializzati.

I dati si riferiscono al Pil prodotto nelle province italiane, in euro pro capite.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: martedì 20 Febbraio 2024)

In Italia, tutte le prime regioni e province per produzione di Pil si trovano nel centro-nord. Milano con quasi 60mila euro di Pil per abitante nel 2021, seguita da Bolzano (48.600) e Parma e Bologna, entrambe sopra i 42mila. La capitale è al nono posto con 38.700 euro pro capite. Ultime invece varie province siciliane (Agrigento, Enna e Trapani), sarde (Sud Sardegna) e calabresi (Cosenza e Vibo Valentia), tutte sotto i 17mila euro. A livello regionale, l’ultima è la Calabria mentre al primo posto si trova la Lombardia.

Trieste è invece la provincia che ha registrato il maggior incremento di Pil nel corso dell’ultimo decennio (dal 2013 al 2021): +28,5%. Seguono Taranto (+22,8%) e Parma (+22,5%). L’incremento più contenuto si è registrato nella provincia di Fermo, nelle Marche (+3,8%). La capitale è terzultima da questo punto di vista (+5,7%). A livello regionale la crescita più lenta è quella registrata dalla Valle d’Aosta (+5,8%).

Foto: Gregory Smirnovlicenza

Cosa:
PROSSIMO POST